di Redazione OAR
Da Cesenatico a Bologna, da Riccione a L’Aquila, da Palermo a San Benedetto dei Marsi. Numerosi i concorsi promossi e aggiudicati in questi mesi in Italia per realizzare nuovi poli scolastici o ampliare quelli esistenti. L’edilizia scolastica è uno dei temi sotto i riflettori del mondo dell’architettura, ma la scuola è anche luogo e occasione per diffondere la cultura di una domanda di architettura di valore, nella consapevolezza che sia un bene comune, strettamente connesso ai principi sociali condivisi.
Sono 1500 gli studenti, divisi in 87 classi ed appartenenti a 33 province, tra i 3 ed 18 anni, che hanno partecipato al progetto “Abitare il Paese – la cultura della domanda. Bambini e ragazzi per un progetto di futuro”, promosso dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in collaborazione con la Fondazione Reggio Children – Centro Loris Malaguzzi.
Gli architetti si confrontano con i più piccoli e la Casa dell’Architettura ha ospitato alunni ed insegnati per trarre le conclusioni del lavoro svolto.
Un messaggio originale, ben lontano dallo stereotipo secondo cui all’architetto ci si rivolge solo per consigli estetici o interventi stravaganti, ma piuttosto la profonda convinzione del suo ruolo fondamentale nel miglioramento della vita delle persone, attraverso le sue competenze urbanistiche e nelle politiche sociali.
Spiega così la nascita del progetto Giuseppe Cappochin, Presidente del Consiglio Nazionale Architetti PPC: “Tutto questo nasce dal VIII Congresso Nazionale Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori, svoltosi a luglio scorso, dal titolo Abitare il Paese – Città e Territori del Futuro Prossimo. Ho incontrato lì Carla Rinaldi, Presidente della Fondazione Reggio Children, che ha contribuito ad un video profondamente emozionante sul rapporto dei bambini con lo spazio pubblico. Ho capito allora quanto fosse importante creare una cultura della domanda di architettura, perché loro saranno domani i nostri committenti. E senza committenti che richiedono qualità, noi non possiamo esercitare bene il nostro lavoro. E’ certamente un progetto a lungo raggio e termine”.
Gli fa eco la stessa Rinaldi: “Essere un buon cittadino significa anche avere un senso del valore dello spazio pubblico. La forma della città è a sua volta educativa. Lo spazio ci contiene, ma allo stesso modo noi lo conteniamo; è interdipendenza e, accostato all’elemento tempo, deve dare ai bambini il senso di appartenenza”.
Da novembre ad oggi, circa 60 tra architetti e tutor hanno avuto la possibilità di confrontarsi, ragionare ed immaginare, con alunni ed insegnanti, le conformazioni metropolitane e degli spazi urbani di domani, in cui si svolgerà il destino dei bambini e dei ragazzi di oggi. Gli strumenti di indagine della città ottimale sono stati i più vari: plastici, video, schizzi, mappe, fotografie, materiale modulare e molto altro ancora.
Il 29 maggio alla Casa dell’Architettura, oltre alla presentazione della Seconda edizione del Progetto, che partirà a settembre con il doppio dei partecipanti a giudicare dalle manifestazioni di interesse ricevute, è stata anche inaugurata una mostra di 60 tavole e 20 video raffiguranti il lavoro realizzato dagli studenti.