Acqua: tutela e gestione sostenibile tra investimenti, manutenzione e innovazione

di Redazione OAR

Acqua “bene comune”: un patrimonio che va tutelato e protetto. Sostenendone il diritto all’accesso, affermandone – laddove necessario – un controllo pubblico sempre più efficiente e connettendo le azioni di difesa a una strategia di sostenibilità ambientale. Ma anche una risorsa, sempre più scarsa, da valorizzare attraverso investimenti nell’innovazione, dalla digitalizzazione delle infrastrutture a nuovi sistemi di depurazione.
Interamente focalizzata sul tema delle risorse idriche, offrendo una visione a tutto tondo anche delle problematiche di gestione, manutenzione e investimento ad esso connesse, è stata dedicata la giornata “Acqua, territorio e ambiente costruito, innovazione e resilienza”, organizzato dall’Ordine degli architetti di Roma, in collaborazione con Cresme ed H2O, e andata in scena lo scorso 14 giugno presso la Casa dell’Architettura.
Numeri e investimenti nel settore
L’evento è stato anticipato, il giorno precedente, da un focus specifico – nell’ambito della 87a conferenza Euroconstruct sul mercato europeo delle costruzioni -, incentrato soprattutto sulla gestione e sugli aspetti economici riguardanti il settore idrico. Secondo l’ultima stima Cresme, ad esempio, l’output delle costruzioni nel comparto acqua, nel 2018, è aumentato del 1,5% rispetto al 2017, con la previsione che il trend positivo prosegua nel medio termine. Una conferma arriva dall’ultimo report annuale di Arera (l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente), che per il periodo 2016-2019 registra investimenti pianificati da un campione di gestori del SII (Servizio Idrico Integrato) per 11 miliardi di euro.
Cresce, intanto, il fabbisogno di interventi di manutenzione per l’infrastruttura idrica: a livello mondiale il 30% dei prelievi di acqua va sprecato per falle nella rete. In Italia – secondo gli ultimi dati disponibili (Istat, Censimento delle acque per uso civile 2015) – la quota di perdite idriche reali è del 38% (25% a Londra, 32% in Norvegia). Uno dei maggiori gap, a livello nazionale, è la vecchiaia della rete italiana degli acquedotti: su un totale di oltre 337mila km, quasi 75mila km hanno più di 50 anni e altri 121mila tra i 30 e i 50 anni. Il 92% degli interventi, tuttavia, serve a far fronte all’emergenza. Sul fronte investimenti, invece, la principale fonte di finanziamento nel settore idrico – 80% circa – proviene dalle tariffe applicate agli utenti (in crescita negli ultimi 7 anni, sebbene tra le più basse a livello europeo); mentre circa il 20% proviene da contributi pubblici.
Risparmio idrico e sostenibilità ambientale
A rimarcare la stretta connessione tra i temi del risparmio idrico e della sostenbilità ambientale è stata Chiara Tonelli – consigliere Oar e coordinatore scientifico del convegno – ricordando “la continua ricerca da parte dell’uomo di nuovi scenari in cui l’acqua sia requisito minimo per la sopravvivenza”. Allo stesso tempo, però, nel passato recente, “la salvaguardia delle risorse idriche esistenti e la manutenzione delle infrastrutture non sono state inserite tra le priorità”. Nel mondo delle costruzioni e – quindi – anche sul fronte acqua, “è urgente affrontare la questione riqualificazione attraverso l’innovazione”, ha aggiunto Tonelli, ricordando, tra l’altro – in chiave sostenibilità – le partecipazioni dell’Università Roma Tre al Solar Decathlon, e in particolare il progetto, per Dubai 2020, di “casa costruita con cemento ad altissima densità impastabile con acqua di mare”.
Approccio integrato e strategia di difesa
Pd affrontare le molteplici questioni legate alla gestione dell’acqua, in uno scenario in continua evoluzione, “occorre adottare un approccio integrato”. Lo ha sostenuto Stefano Mariani dell’Ispra, sottolineando come sia necessario, da una parte, “gestire le infrastrutture per l’utilizzo della risorsa e necessarie per assicurare servizi essenziali, ad esempio, in campo agricolo-industriale” e, dall’altra, “occuparsi di un territorio mutato nel tempo, che non ha più stessa qualità di una volta e segnato da nuove problematiche anche generate dal cambiamento climatico”.
L’acqua, così, può diventare – sempre più spesso – un elemento da cui difendersi. Ma come? “Occorrono interventi strutturali contro il dissesto idrogeologico, attività educative e un cambio nei comportamenti, ma anche interventi non strutturali; progettazione integrata e drenaggio sostenibile sia nel pubblico che nel privato”: sono alcune risposte fornite da Giacomo Galiberti, dello Studio Maione ingegneri associati, realtà specializzata in materia.
Modelli di intervento
Può essere utile, allora, analizzare in modo approfondito strategie e modelli di intervento. La situazione in Italia – ha osservato Mauro Grassi, ex direttore di Italia Sicura, struttura di missione della presidenza del Consiglio – è caratterizzata da informazioni scarse e di pessima qualità sull’utilizzo dell’acqua. Per fare un salto di qualità nella gestione della risorsa idrica bisogna necessariamente affrontare il tema del suo costo: è inutile parlare di risparmi se le persone pagano cifre irrisorie per averla”.
Un caso virtuoso presentato è stato quello di Metropolitana Milanese SpA (MM), con gli interventi messi in atto sul fronte del servizio idrico, tra i quali la digitalizzazione della rete fognaria e il sistema di interazione con i depuratori. “Entro l’anno – ha fatto sapere la società – sarà possibile avere la gestione completa del sistema, con una capacità di predizione degli allagamenti con (fino a) 12 ore di anticipo”.
Opportunità: dalla digitalizzazione ai waterfront
La digitalizzazione di tutti i passaggi che riguardano la risorsa idrica è uno degli strumenti potenzialmente più utili per ottimizzare l’utilizzo dell’acqua e minimizzare sprechi e perdite. Per farlo, ha spiegato Stefano Rinaldi dell’Università di Brescia, bisogna “integrare sistemi di monitoraggio digitali in tutte le fasi di gestione: sorgenti, trattamento acqua, condutture, serbatoi urbani, reti di distribuzione, fino agli utenti, con i contatori smart nelle case”.
Allo stesso tempo, affrontare il tema acqua su scala urbana si traduce anche in opportunità per lo sviluppo delle città. Si pensi al tema dei waterfront, raccontato attraverso alcuni progetti sulle “linee d’acqua” realizzati da TStudio – lo studio con sede a Roma diretto da Guendalina Salimei: gli interventi per il porto monumentale di Napoli (lavori in vista per Molo Beverello), il centro servizi porto a Taranto (in cantiere), la riqualificazione del terminal traghetti a Messina.
Ricerca e Innovazione
Non è mancato, infine, uno spaccato sulle “frontiere” di ricerca e innovazione sul fronte idrico. Dai sistemi di depurazione delle acque nere “fino alla potabilizzazione” illustrati da Franco Cataldo dell’Actinium Chemical Research Institute, con la sperimentazione sul percolato di discarica nel Lazio (a Colleferro) e “la possibilità trattare anche altri tipi di acque nere, come quelle fognarie”. Fino alla missione italiana che ha indagato sulla presenza di acqua liquida su Marte, portata a compimento anche grazie al radar ad hoc progettato alla Sapienza di Roma. _FN

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