Concorsi: brief, commissioni e committenze gli elementi chiave per la qualità

di Redazione OAR

 

Brief puntali, commissioni competenti e una committenza attenta. Ecco alcuni degli elementi chiave per realizzare concorsi di progettazione in modo efficace ed ottenere il massimo in termini di qualità dei risultati. E’ una delle riflessioni sull’utilizzo di procedure aperte e trasparenti – per attuare interventi di trasformazione e riqualificazione delle città – emerse nel corso della tavola rotonda “Concorsi di progettazione a Roma: unico strumento di rigenerazione degli spazi pubblici?”, andata in scena ieri presso la sede dell’Acer per il ciclo “i lunedì dell’architettura” organizzato da In/Arch Lazio con l’Ordine degli Architetti di Roma e il II Municipio.

Il punto di partenza per il dibattito è stata la recente convenzione sul bando di concorso in due fasi per la riqualificazione di Piazzale del Verano e Viale della XVII Olimpiade (https://ordine.architettiroma.it/attivita-ordine/progettazione-per-opere-di-pedonalizzazione-e-riqualificazione-nel-territorio-del-municipio-ii/). Un esempio concreto di dialogo proficuo tra soggetti diversi sul tema della trasformazione urbana, che rappresenta una sorta di “prima pietra” per il rilancio dei concorsi come strumento per la progettazione di interventi, più o meno grandi, a Roma. E che segue di pochi mesi la firma  del protocollo sui concorsi di progettazione in due fasi tra OAR, CNAPPC e Assessorato all’Urbanistica di Roma Capitale (https://ordine.architettiroma.it/politica-ordine/rigenerazione-urbana-i-concorsi-di-progettazione-per-garantire-qualita-e-trasparenza-roma-capitale-cnappc-oar/).

“Trasformare gli spazi urbani passando attraverso concorsi di architettura, come sta avvenendo nel II Municipio – ha detto Flavio Mangione, presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma e provincia – rappresenta una grande occasione di confronto e dibattito ma anche l’opportunità di ottenere una migliore qualità dei risultati. L’obbiettivo, allora, è chiedersi come promuovere l’utilizzo di questo strumento e fare in modo che diventi un’abitudine pervasiva”.

Una strada – quella di favorire la larga diffusione e l’efficacia dei concorsi – in cui non mancano criticità, di cui bisogna tenere conto e proporre soluzioni adeguate. “Uno degli aspetti importanti – ha sottolineato Mangione – è che la committenza abbia le idee chiare e sia dotata di una struttura che gli permetta di avere cognizione precisa e corretta della trasformazione programmata. Poi, entra in gioco la capacità della commissione giudicatrice di scegliere il progetto più opportuno, tenendo conto che la larga partecipazione in una procedura a due gradi comporta un importante sforzo di sintesi. A monte, in ogni caso, per ottenere risultati importanti attraverso un concorso serve, innanzitutto, un’analisi attenta, assicurandosi che i progettisti chiamati a concorrere e la commissione abbiano a disposizione tutti gli strumenti per dare un giudizio puntuale. In questo senso si inseriscono gli accordi, che sosteniamo e promuoviamo, con istituti archivistici e università”.

I concorsi di architettura “vanno fatti e rappresentano uno strumento di democrazia – ha affermato Luca Montuori, assessore all’Urbanistica del Comune di Roma -. Quello che deve fare un’amministrazione, però, è assumersi la responsabilità del processo, anche di interventi iniziati nel passato e rimasti a lungo bloccati”. Nello specifico, ha continuato Montuori, “le opere previste nel II Municipio si calano in una strategia più generale che chiama in causa temi differenti. Tra questi c’è quello del decentramento: ci sono diversi municipi, dotati di strutture solide, che sono pronti a intraprendere una strada di questo tipo. Dall’altra parte, l’accordo con gli architetti e la possibilità di utilizzare una piattaforma digitale dedicata (concorsiawn.it) è importante per la standardizzazione delle procedure, che a sua volta permette di intraprendere una fase prototipale come quella attuale”.

Il tema dei concorsi è stato, proprio negli scorsi giorni, al centro dell’attenzione mediatica per la vicenda riguardante il progetto per l’ampliamento della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo dei Diamanti a Ferrara (https://ordine.architettiroma.it/attivita-ordine/il-valore-dei-concorsi-palazzo-dei-diamanti-diventa-un-caso/). A farvi riferimento è stato Amedeo Schiattarella, presidente In/Arch Lazio: “Il caso di Ferrara – ha sottolineato – ha determinato una situazione preoccupante e paradossale, in cui si è messo in discussione – a posteriori – l’esito di un concorso pubblico indetto dall’amministrazione comunale. In questo modo si distrugge questo strumento. Senza contare lo spreco di risorse intellettuali ed economiche”. In Europa, ha concluso, “quasi tutto va a concorso ma in Italia ci sono molti nemici: gruppi finanziari sono contrari, come anche molte Pa e società di ingegneria, e anche i Nimby, compresi tanti intellettuali. Intanto la città cambia”.