Concorsi di progettazione: apertura, trasparenza, affidabilità

Alla Casa dell’Architettura il bilancio sulle procedure in Italia, tra passi avanti e criticità - Le esperienze degli studi vincitori

di Redazione OAR

Dall’individuazione di criticità irrisolte e punti di forza per i concorsi di progettazione in Italia alle esperienze di studi che partecipano con regolarità alle competizioni, sia a livello nazionale che all’estero. L’impegno degli Ordini degli architetti e del Cnappc per rendere sempre più diffuse, trasparenti ed efficaci le procedure concorsuali, e la visione strategica dell’amministrazione capitolina per favorire interventi di trasformazione e riqualificazione della città.

È stata una giornata ricca di spunti quella andata in scena il 28 maggio scorso alla Casa dell’Architettura con il convegno “I concorsi di progettazione – procedure a confronto”, organizzato dall’Area Concorsi dell’Ordine degli Architetti di Roma. All’evento sono stati trattati tutti gli aspetti cruciali sul tema, facendo riferimento a casi concreti sul territorio romano e nazionale: processi virtuosi, limiti procedurali, questioni relative all’affidamento d’incarico, concorsi di progettazione, di idee, a inviti, in unico grado o in due fasi, requisiti speciali e giurie.

Concorsi: una grande opportunità

“I concorsi non riguardano solo la qualità della progettazione ma rappresentano una grande opportunità anche dal punto di vista amministrativo ed economico – ha detto, introducendo il convegno, Flavio Mangione, presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma -. Ci stiamo muovendo in modo concreto, non solo supportando la realizzazione di concorsi in città ma anche condividendo la piattaforma online realizzata dal Cnappc affinché le procedure siano incentrate su massima apertura, trasparenza e affidabilità. Stiamo inoltre condividendo con gli altri Ordini degli Architetti del Lazio un percorso per spiegare alle amministrazioni comunali l’importanza di affidarsi ai concorsi di progettazione”.

Nell’ultimo anno, ha osservato Roberto Grio, consigliere e componente Area Concorsi dell’OAR, “è cresciuto il ricorso ai concorsi di progettazione a Roma”. Il riferimento è alle procedure riguardanti, ad esempio: la riqualificazione di spazi pubblici (Piazzale del Verano e Viale XVII Olimpiade) nel Municipio II – con i vincitori del concorso che sono stati premiati proprio ieri, a conclusione dell’evento -, la nuova sede Istat a Pietralata, il restyling Zecca dello Stato IPZS, il masterplan dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. “Si tratta di uno strumento fondamentale che, però, che deve dare più garanzie a chi partecipa sulla effettiva realizzazione dei progetti vincitori. In questo senso, è importante capire quali sono i problemi normativo-procedurali che pesano sull’intero processo”.

La vision del Campidoglio

Ad illustrare la vision del Campidoglio sui concorsi è stato l’assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, Luca Montuori: “C’è interesse – ha detto – a individuare procedure innovative per uno strumento fondamentale per la trasformazione dello spazio urbano. La situazione, oggi, è cambiata: non ci sono più tante risorse a disposizione come in passato ed è necessario confrontarsi con esigenze diverse. Spingersi in un territorio interdisciplinare, permettendo il confronto tra professionisti e possibili investitori” .In questa ottica, ha continuato l’assessore,  “esistono diversi tipi di concorsi: come quelli ‘small’, lineari – è il caso delle piazze promosse nel Municipio II – con l’appostamento di somme in bilancio e la competizione, dal bando alle gare, che rientra nell’investimento per la realizzazione dell’opera”. Poi ci sono quelli ‘large’, più complessi, “che vedono l’interazione con il privato, che deve fare il bando, anche se con il supporto dell’amministrazione”. Altri ancora, “più complicati, sono inclusi in programmi come ReinventiAMO Roma, con cui l’amministrazione mette a disposizione parte del proprio patrimonio edilizio chiedendo a investitori, sviluppatori, professionisti di unire le forze”. Infine – ha concluso Montuori – “ci sono le procedure ‘extra large’ per le attività di rigenerazione urbana in aree private, dove vanno superati problemi enormi come il frazionamento della proprietà che caratterizza Roma”.

Puntare su qualità e trasparenza

Il contributo di Consiglio nazionale degli architetti e Ordini territoriali si sta mostrando sempre più importante per promuovere procedure concorsuali di qualità, standardizzate e trasparenti. Da una parte, Rino La Mendola, Coordinatore del Dipartimento LLPP del Cnappc, ha rimarcato tipologie e caratteristiche dei concorsi (“non ci interessano quelli che non portano ad un incarico”, ha sottolineato), il lavoro sui bandi tipo, gli obiettivi della riforma Codice contratti e il risultati della piattaforma concorsiawn.it. Dall’altra, è stato Pier Giorgio Giannelli, presidente dell’Ordine degli Architetti di Bologna a ricordare i principi cardine garantiti dai concorsi (“trasparenza, riconoscimento del merito, pari opportunità, ma sono anche un ascensore professionale”) e il debutto, nel 2011, della prima piattaforma telematica per la gestione dei bandi  (concorsiarchibo.eu) messa a punto dall’Ordine bolognese.

Esperienze a confronto

Il cuore dell’evento sono state le testimonianze di alcuni dei progettisti italiani trai più impegnati, con i loro studi, nella partecipazione ai concorsi, sia in Italia che all’estero. Primo a intervenire è stato Paolo Desideri di Abdr Architetti Associati – che insieme a studio Valle, Proger e Manens Tifs, si è recentemente aggiudicato la realizzazione della nuova sede Istat, a Pietralata – ricordando come “partecipare a un concorso di un certo livello sia un investimento. Uno studio come il nostro può selezionare tre o quattro procedure l’anno, non di più. Se si investono 200mila euro, senza vincerne uno, diventa un problema”. Una delle questioni da porsi, per l’amministrazione che fa un bando, “è che il team vincitore sia poi effettivamente in grado di portare avanti un progetto anche molto complesso, dal contesto ai vincoli”.

Per Alfonso Femia – che con Atelier(S) Femia che ha appena vinto il concorso internazionale di riqualificazione e recupero della prima Zecca – la situazione nel nostro Paese, sul fronte delle competizioni, non è delle migliori: “In Francia partecipiamo a 20-30 competizioni l’anno, pubbliche, private, con modalità diverse – ha affermato -. In Italia ne facciamo molte meno e prevalentemente private”. Il concorso IPZS vinto a Roma ha avuto “una impostazione simile a quella utilizzata Oltralpe”.

Caso esemplificativo di un team di giovani architetti che, sulla scia di un concorso vinto, ha intrapreso la propria strada professionale è quello di Set Architects, studio con sede a Roma formato da Lorenzo Catena, Onorato di Manno e Andrea Tanci: nel 2015 hanno firmato il progetto vincitore per il Memoriale della Shoah a Bologna, bando pubblicato su concorsiarchibo. “Le piattaforme online – ha sottolineato Di Manno – permettono a tanti giovani professionisti di partecipare”. Lo studio ha vinto, lo scorso anno, il concorso per un nuovo polo scolastico a Sassa, frazione dell’Aquila, “ma ancora non è stato siglato alcun contratto”.

Punta il dito sulle cose da cambiare nelle procedure concorsuali in Italia Giorgio Martocchia, uno dei soci fondatori di Modostudio, studio romano che in questi giorni si è aggiudicato il bando per la valorizzazione del comparto cittadino “Aosta est” (pubblicato su concorsiawn.it). “Occorre lavorare sulle richieste di documentazioni amministrative per la partecipazione ai bandi – ha osservato l’architetto -: molto spesso, nel nostro Paese, non è neanche chiaro cosa deve essere effettivamente presentato per un concorso. E le procedure sono sempre non univoche”.

A conclusione dell’evento si è svolta la premiazione dei vincitori del concorso di “Progettazione per opere di pedonalizzazione e riqualificazione nel territorio del Municipio II”, frutto della convenzione tra il Municipio II di Roma Capitale, Ordine degli Architetti di Roma e provincia e IN/ARCH Lazio. Qui i progetti premiati