di Redazione OAR
Mettere in luce il ruolo dell’architetto e il valore aggiunto delle sue competenze professionali nella definizione e nella gestione di progetti da realizzare in situazioni di emergenza e in aree caratterizzate da una elevata complessità. Ma anche fornire ai professionisti che hanno intenzione di impegnarsi in questo tipo di attività una serie di informazioni utili ad approcciare il settore in modo efficace e consapevole.
Appuntamento il 16 maggio (tutti i dettagli LINK)
E’ questo il senso del Focus “Spazi (o) alla cooperazione. Stati generali 0.0. Il ruolo dell’architetto nella cooperazione internazionale tra solidarietà e sostenibilità”, che andrà scena il prossimo 16 maggio (dalle 14.00) in occasione di EXCO 2019, l’Expo della Cooperazione Internazionale, dal 15 al 17 maggio alla Fiera di Roma. L’evento è organizzato dal Consiglio Nazionale degli Architetti PPC e dall’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia, in collaborazione con ASF -Architettura senza Frontiere Onlus e AK0 – Architettura a kilometro zero.
L’appuntamento sarà articolato in tre le tavole rotonde: “Il ruolo dell’architetto nella Cooperazione” nel corso della quale sarà presentata la Guida “Lo Spazio morale”, curata dal Dipartimento Cooperazione, solidarietà e Protezione civile del Cnappc; ”Il ruolo dell’architetto nello sviluppo sostenibile” a cura del Dipartimento Ambiente, energia e sostenibilità in collaborazione con l’OAR; “Professionisti italiani impegnati nella Cooperazione” a cura delle associazioni ASF e AK0. Per l’occasione sarà allestita una struttura espositiva, in bambù, “espressione di una progettazione aperta all’internazionalizzazione e ai materiali naturali rinnovabili”.
Baricchi (Cnappc): “Dare valore alla professionalità”
“E’ da tempo che il Cnappc si sta impegnando per potenziare iniziative che mettano in connessione l’architettura con la cooperazione internazionale – afferma Walter Baricchi, coordinatore del dipartimento “Cooperazione solidarietà e Protezione Civile” del Consiglio Nazionale, che ha organizzato il Focus insieme al Dipartimento “Ambiente, energia e sostenibilità” coordinato da Alessandro Marata -. L’inquadramento della figura dell’architetto in questo ambito, tra solidarietà e sosteniblità, ha avuto una sua cornice di eccellenza alla Biennale di Venezia del 2016, con Taking Care, il tema per il Padiglione Italia curato da TAMassociati. I progettisti italiani, su questo fronte, sono molto apprezzati all’estero per le loro competenze, ma anche per la capacità di ascolto e mediazione, qualità fondamentali per trovare soluzioni, in situazioni di emergenza, non solo in termini tecnico-progettuali ma anche socio-culturali”.
Tra gli obiettivi delle attività avviate, sottolinea Baricchi: “Dare valore alla professionalità e alla componente etica degli architetti italiani impegnati in scenari complessi, far conoscere le esperienze sul campo e rappresentare un punto di riferimento istituzionale, mai esistito prima, per i professionisti che operano in questo settore, con ruoli differenti, per lavoro o per puro volontariato. Puntiamo ad essere un trait d’union le diverse realtà”.
Una Guida per la cooperazione
Durante l’evento, come detto, sarà presentata la Guida “Lo Spazio morale” che si rivolge proprio agli architetti che intendono operare nell’ambito dell’assistenza umanitaria e della cooperazione allo sviluppo. Due gli ordini di contenuto: il primo di indirizzo etico professionale, in cui professionisti con esperienza nel campo offrono indicazioni su come di approcciarsi al settore; il secondo di tipo pratico, con i contatti istituzionali, l’elenco delle associazioni (onlus) che si occupano di architetti e cooperazione, indicazioni sull’offerta di qualificazione e formazione professionale in materia.
Mangione (OAR): “Gli Stati Generali 0.0 sono un punto di partenza”
Per il presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma, Flavio Mangione, la giornata “non sarà un punto di arrivo, ma un punto di partenza”. Gli Stati Generali 0.0, dunque, sono l’occasione per valorizzare il ruolo dell’architetto nella cooperazione internazionale: “un potenziale sia da un punto di vista tecnico/lavorativo, sia per la spendibilità multidisciplinare di una professione come la nostra”. Si tratta di una sfida – continua il presidente OAR – “che non possiamo permetterci di perdere visto il faticoso lavoro di studio, analisi e progettualità delle Associazioni che ci stanno accompagnando in questo percorso, sostenute e indirizzate dal gruppo di lavoro “estero” dell’Ordine. Il Consiglio Nazionale è riuscito a mettere insieme istituzioni e associazionismo attraverso percorsi di sostenibilità e solidarietà dell’architettura, come Ordine di Roma ci aspettiamo una importante condivisione e riflessione anche, e soprattutto, per il futuro della professione”.
Le associazioni: “Finalmente si accende un faro sul settore”
Il significato dell’evento è sottolineato dal mondo delle associazioni. “Le istituzioni – rimarcano ASF e AK0, le due sigle attivamente coinvolte nell’organizzazione dell’evento – accendono i riflettori sul lavoro progettuale, di analisi e studio, sul fronte dell’associazionismo, che da anni sviluppa attività di cooperazione internazionale. Mettendo in luce, finalmente, la figura e il ruolo dell’architetto in questo contesto”. Il messaggio da trasmettere, proseguono, “è che professionalità e competenze dell’architetto sono spendibili a 360°: non solo dal punto di vista tecnico ma anche sotto il profilo delle sue capacità nella gestione di un progetto di cooperazione allo sviluppo: dallo studio dei materiali alla pianificazione/programmazione delle attività, dalla individuazione degli accordi di partenariato con istituzioni e soggetti locali fini allo sviluppo dei business plan”.
Un decalogo con le regole base
Ecco, di seguito, una sorta di “decalogo”, con alcune regole base da tenere presenti per gli architetti che intendono impregnarsi sul fronte della cooperazione internazionale:
1) Acquisire una adeguata conoscenza della legislazione nazionale e internazionale e delle procedure in materia di edilizia e appalti;
2) Partire da un approfondito studio di fattibilità, che includa la comprensione del contesto – territoriale e sociale – in cui si andrà ad operare, ed un’analisi dei bisogni a livello locale;
3) Sviluppare capacità relazionali e di interazione utili a relazionarsi con i soggetti che saranno coinvolti durante il processo (autorità locali, stakeholders, popolazione);
4) Selezionare con attenzione i partners locali – dalle Ong ai tecnici – con i quali si prevede di collaborare e coordinare le attività e gli interventi sul campo;
5) Conoscere e rispettare le regole degli stakeholders coinvolti: le autorità governative locali e i finanziatori interessati a sostenere i progetti;
6) Favorire il massimo coinvolgimento dei soggetti beneficiari del progetto (la popolazione), nel rispetto della cultura locale e delle regole sociali;
7) Indagare soggetti e meccanismi alla base della filiera produttiva locale e conoscere i materiali utilizzati in ambito costruttivo e reperibili sul territorio;
8) Comprendere, e applicare in fase progettuale, le differenze tra gli interventi di architettura “in emergenza” e quelli “per lo sviluppo”;
9) Essere in grado di concepire soluzioni per affrontare problemi costruitivi (mancanza di strumenti o attrezzature) e logistici (difficoltà nei trasporti) in aree complesse o remote;
10) Non limitarsi alla realizzazione di interventi per rispondere ai bisogni del presente: progettare anche la loro sostenibilità futura
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