di Redazione OAR
Essendo il mercato delle costruzioni in Italia costituito principalmente da manutenzione ordinaria e straordinaria, il tema della digitalizzazione delle procedure e degli strumenti deve interfacciarsi necessariamente anche con la riqualificazione del patrimonio costruito.
Secondo il Rapporto OICE sulle gare BIM 2018 per opere pubbliche, su un totale di 268 bandi con utilizzo del BIM nel 2018 (contro un totale di 86 bandi nel 2017), 199 (ovvero il 74,3% del totale) hanno riguardato le ristrutturazioni contro i 69 (ovvero il 25,7% del totale) delle nuove realizzazioni. La predominanza di bandi BIM sul patrimonio edilizio esistente aumenta negli anni: le nuove costruzioni passano dal 41% del 2017 al 25,7% del 2018, mentre i lavori di ristrutturazione, recupero e risanamento aumentano dal 59% del 2017 al 74,3 del 2018.
Proprio di questo si è parlato il 27 maggio alla Casa dell’Architettura, durante il convegno “Digitalizzazione & BIM – Modelli per la digitalizzazione dell’esistente”.
La sfida del futuro passa anche per la digitalizzazione sia dei documenti archivistici – storici – progettuali del nostro inestimabile patrimonio architettonico e paesaggistico, sia della conformazione del costruito, per favorirne la tutela, la conservazione, la valorizzazione ed eventualmente il riuso. Quando il BIM viene utilizzato in progetti di recupero dell’ambiente costruito, si adotta l’acronimo HBIM (acronimo di Heritage Building Information Modeling). E’ una disciplina con un potenziale enorme, anche perché consente di tenere traccia della storiografia di un edificio e di tutti gli interventi che si susseguono nel tempo.
Nel corso dell’evento tra i protagonisti Citterio – Viel con la riconversione dell’intero isolato delle Caserme De Sonnaz, a Torino, in Campus della Reply, società di consulenza; studio it’s con il restauro di un edificio romano ottocentesco per ospitare la nuova sede di Confcooper; D.Vision Architecture (D_VA) con l’intervento di conservazione delle Peschiere di Giulio Romano a Mantova (realizzato in collaborazione con lo studio pdA Associati di Mantova, PiScan di Bergamo, Graphisoft Italia e Teamsystem), dove l’approccio BIM è stato utilizzato dall’acquisizione dei dati di partenza, costruttivi e morfologici, fino all’esecuzione, passando per la progettazione e la gestione del cantiere; Open Project con un excursus sul computational design nel processo HBIM.
Ne beneficerebbe anche la gestione degli immobili, la cui ottimizzazione deve divenire prospettiva strategica per l’Italia.
Ovviamente si pone un problema di aggiornamento degli strumenti a disposizione delle stazioni appaltanti, oltre che di formazione del personale. L’architetto Luigi Antinori dell’OICE ha individuato una forte criticità nella profonda incertezza ed incompletezza delle norme, che va superata, tanto più che sottolinea: “Entro il 2025 le gare pubbliche contempleranno tutte la metodologia BIM. Ipotizzo che per quella data anche la committenza privata ne richiederà l’uso”.
Intanto lavorano l’accademia e il mercato. Nel corso dell’evento il Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara, guidato dal Prof. Roberto Di Giulio, ha presentato il progetto INCEPTION – Inclusive Cultural Heritage in Europe through 3D semantic modelling, vincitore tra 87 proposte del Programma europeo Horizon 2020 e teso a valorizzare la conoscenza del patrimonio culturale europeo, aumentandone l’accessibilità.
Analogamente, Italferr, che ha iniziato la sperimentazione del BIM già nel 2013, ha sviluppato la digitalizzazione della metodologia progettuale sia per le infrastrutture ferroviarie di linea che per gli edifici come le stazioni e sta lavorando alla predisposizione del set di dati funzionale al gestore dell’opera. Attraverso la predisposizione di opportuni modelli 3D, è possibile, per esempio, efficientare la fruizione e la sicurezza dei luoghi tramite simulazioni ad hoc per monitorare per esempio le vie di esodo dei passeggeri o l’ingresso del personale di soccorso all’interno dell’infrastruttura.
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