di Redazione OAR
Dopo regioni come Piemonte, Campania, anche il Lazio sta per approvare una nuova norma sul cosiddetto “equo compenso” dei professionisti. Si tratta della proposta di legge regionale n. 69/2018, “Disposizioni in materia di equo compenso e di tutela delle prestazioni professionali” – approvata all’unanimità in Commissione Lavoro e approdata in Consiglio Regionale per il via libera definitivo – che si muove sulla scia delle norme varate o in discussione da parte di altre amministrazioni.
La proposta di legge del Lazio, da un lato, sollecita le strutture regionali affinché la determinazione dei compensi professionali, in sede di procedure concorsuali volte al conferimento di incarichi di progettazione ed attività analoghe, debba essere effettuata “sulla base dei parametri stabiliti dai decreti ministeriali adottati per le specifiche professionalità”, utilizzati come “criterio o base di riferimento”, sulla falsariga di quanto previsto dal Codice dei Contratti Pubblici, riaffermando al contempo la nullità delle clausole vessatorie negli incarichi professionali ricevuti dai c.d. grandi committenti, come previsto invece dalla disciplina nazionale in tema di equo compenso; dall’altro, punta a dare maggiore certezza ai pagamenti delle attività svolte dai professionisti – come fatto dalle altre normative regionali recentemente approvate – subordinando la presentazione dell’istanza di rilascio del titolo abilitativo regionale alla presentazione della lettera di affidamento dell’incarico, nonché il suo effettivo rilascio alla presentazione di una dichiarazione sostitutiva (del professionista) attestante l’avvenuto pagamento del corrispettivo dovuto dal committente.
A dare una lettura tecnica del provvedimento stilato dalla Regione Lazio (leggi la Nota di approfondimento dell’OAR) e ad offrire una prima analisi sui punti critici della disciplina attuale in materia è Andrea Iacovelli, consigliere dell’Ordine degli architetti PPC di Roma, con delega in materia di tariffe. “Le norme finora varate sul cosiddetto ‘equo compenso’ – afferma – non aggiungono nulla di rilevante rispetto alla disciplina vigente a livello nazionale sul tema”. In generale, la proposta di legge della Regione Lazio, come le altre, “si risolve nel ribadire precetti già presenti nelle norme nazionali in tema di appalti pubblici e di equo compenso, limitandosi a richiamare le strutture regionali al rispetto delle medesime”. Quanto alle disposizioni volte a garantire la certezza dei pagamenti, “fermo restando che la norma inciderebbe su una quota molto limitata del lavoro svolto dai progettisti (gli interventi che richiedono effettivamente il rilascio di un atto autorizzativo), viene da chiedersi, provocatoriamente: siamo davvero giunti al punto di dovere ribadire con una legge che il lavoro dei professionisti debba essere pagato?”.
Resta irrisolto, inoltre, il vero nodo in materia di compensi, che consiste nel dare un “valore” certo – equo, giusto, proporzionato – al lavoro svolto dai professionisti, sia per conto del pubblico che dei privati. Su questo punto – quello delle tariffe professionali -, sottolinea tuttavia Iacovelli, “la competenza della regione incontra il limite della potestà legislativa dello Stato, esclusiva in materia di concorrenza e concorrente in materia di professioni, e ciò proprio per evitare disomogeneità nel quadro normativo su base territoriale. Il che dovrebbe indurre le regioni a fare fronte comune per spingere verso l’approvazione di norme di rilievo nazionale in materia”.
L’OAR si è già mosso in questa direzione, nei mesi scorsi, partecipando alla stesura di una proposta di legge, presentata in Senato (e approdata in Commissione Lavoro di Palazzo Madama, ma non ancora calendarizzata: http://ordine.architettiroma.it/politica-ordine/appalti-pubblici-architetti-modificare-tariffe-professionali-calendarizzare-prontamente-ddl-in-commissione-lavoro-al-senato/) sull’equiparazione dei compensi per le attività dei coordinatori per la sicurezza ai costi contrattuali della sicurezza, in fase sia di progettazione che di esecuzione, al fine di trarne la non ribassabilità in applicazione delle tariffe approvate con i DD.MM. in materia.
Un primo segnale sulla costruzione di un fronte comune sul tema dell’equo compenso, intanto, è arrivato dall’incontro – il 5 marzo scorso, a Roma – promosso dalla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome, in collaborazione con Fondazione Inarcassa, e che è stato occasione per affermare la necessità della definizione di una proposta di legge quadro, da incardinare a livello nazionale, sulle libere professioni, nella quale inserire previsioni che diano effettiva attuazione ai principi in tema di equo compenso.