di Redazione OAR
Il concorso è uno strumento di importanza fondamentale per sostenere l’architettura di qualità, la massima trasparenza delle procedure, la centralità del progetto. E’ questo il senso della presa di posizione espressa dal Consiglio nazionale degli Architetti PPC in riferimento alle violente polemiche che si sono scatenate intorno agli esiti della competizione per l’ampliamento della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo dei Diamanti a Ferrara e che vede contrapposti – anche in una battaglia di petizioni online, post sui social e articoli su stampa locale e nazionale – coloro che si schierano pro e contro il progetto vincitore. Anche l’Ordine degli Architetti di Roma prende spunto dai recenti fatti di cronaca per ribadire che, attraverso l’architettura, si migliorano le città e la vita dei loro abitanti, anche mediante la stratificazione culturale di interventi successivi; che con i concorsi si garantisce trasparenza e merito tra i professionisti; che troppo spesso i concorsi di architettura sono avviliti da fattori politici che prescindono dalla bontà dei processi urbanistici e da fattori di pubblica utilità. “Spesso il cambio di indirizzo politico di una Pa, ma anche la contrarietà tardiva di un gruppo di cittadini, porta alla cancellazione di quanto già impostato e portato avanti secondo passaggi lineari dalla committenza pubblica. Si prova a cancellare con un colpo di spugna – dicono dal Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Roma – impegni presi con atti formali dall’amministrazione pubblica”.
È un appello corale a sostegno delle procedure concorsuali aperte e alla massima diffusione dei concorsi. Sul territorio romano, in particolare, l’OAR si è impegnato sul tema istituendo una commissione ad hoc, firmando alcuni protocolli mirati e passando ai fatti. In questi giorni, ad esempio, è stato lanciato il bando per il concorso di progettazione in due fasi per interventi di pedonalizzazione e qualificazione di viale della XVII olimpiade e di Piazzale del Verano, in collaborazione con il II Municipio e InArch Lazio.
Facendo un passo indietro, la sospensione di fatto dell’iter del concorso bandito nel 2017 dal Comune di Ferrara – e vinto peraltro da un team romano guidato da 3Ti, con lo studio Labics e Elisabetta Fabbri per il restauro e Vitruvio per l’allestimento – ha spinto il Consiglio nazionale a intervenire per chiarire l’importanza e il ruolo dello strumento del concorso. Una procedura “trasparente” – ha sottolineato Giuseppe Cappochin, presidente del Cnappc -, “che ha visto coinvolte decine di studi e la stessa cittadinanza, non può essere ignorata per ragioni che, alla fine, nulla hanno a che vedere con la sua validità. Va rispettato il percorso concorsuale, vanno rispettati i professionisti coinvolti, va rispettata la progressione temporale che rende insensata una discussione alla fine e non all’inizio del percorso”.
Sulla questione si sono espressi gli stessi architetti Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori fondatori dello studio Labics, che nella loro carriera professionale hanno partecipato a decine di concorsi in Italia e all’estero, per committenze pubbliche e private. “In un paese in cui i concorsi sono pochi e le procedure complicatissime – affermano i due progettisti – è davvero un brutto segnale bloccare l’iter di un progetto nato da una competizione aperta”, come quella prevista per l’ampliamento di Palazzo Diamanti. “Il nostro ‘piccolo intervento’, forse proprio per questo, può diventare il simbolo della difesa del valore dell’architettura contemporanea nel nostro Paese, che vive una situazione di forte debolezza rischiando di finire svilita”. In tal senso, “diventa sempre più urgente l’approvazione di una legge per l’architettura, per sostenere le procedure concorsuali, puntare sulla qualità dei progetti e ridare centralità alla figura dell’architetto”.
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Concorso per l’ampliamento di Palazzo dei Diamanti Ferrara
Il progetto vincitore del team guidato da 3Ti, con lo studio romano Labics e Elisabetta Fabbri per il restauro e Vitruvio per l’allestimento