Apporti progettuali dinamici e una professione proiettata alla condivisione

di Redazione OAR

Un team di architetti sparsi per il mondo, un’organizzazione in continuo divenire, una professione proiettata alla condivisione. Questa è UFO – Urban Future Organization, nata dall’incontro di Claudio Lucchesi, un architetto siciliano, con Andrew Yau (Hong Kong), Jonas Lundberg (Goteborg), Theo Kanellopoulos (Atene) e Sultan Faden (Jeddha). Tornati ai loro paesi di origine ognuno ha aperto il suo studio indipendente, pur mantenendo viva la collaborazione. Prime sedi a Londra e Messina e successivamente si aggiungono cellule ad Atene, Stoccolma e Rotterdam.

La base italiana di UFO è in Sicilia, a Pace del Mela, vicino Messina, dove Claudio Lucchesi, Jonas Lundberg, insieme a Franco Giordano, dal 1996 hanno radunato una dozzina di architetti allora giovanissimi, che lavorano costantemente connessi con le altre realtà straniere.

Il primo progetto di UFO risale al 1998, con un concorso a due fasi per la Concert Hall di Sarajevo.  Il concept? Un auditorium ipogeo, la cui copertura era destinata a parco urbano, restituendo spazio pubblico ad una città martoriata dai conflitti bellici.

UFO è così flessibile, agile e mutevole da rendere gli apporti progettuali molto dinamici. Sempre aperti a nuove tecnologie: materiali evoluti, effetti innovativi sanno plasmarsi alle peculiarità locali in modo da declinare la professione verso le reali necessità. “L’idea di essere un Insieme non è mai cambiata. Tutti i nostri propositi si sono evoluti con le tecniche emergenti”, racconta Lucchesi a lato dell’evento promosso dall’Ordine degli Architetti di Roma. “Le proposte progettuali cercano sempre di rivolgersi alle differenze locali. Il nostro è un approccio sempre critico e di sfida verso il pensiero corrente e verso l’attività professionale, inclusa la nostra.” (LINKLINK2)

In casa propria, a Messina, UFO nel 2012 aveva vinto il concorso per il waterfront della città, assieme a F&M, l’architetto torinese Benedetto Camerana, la paesaggista Erika Skabar e Idrotec. L’intento progettuale era quello di restituire alla città un dialogo, visivo e funzionale con il mare, favorendo flussi e movimenti tra il centro urbano ed il porto antico. Molteplici le funzioni previste per questa imponente riqualificazione fronte mare su scala urbana che ha interessato un sito lungo 2360 m circa, profondo 403 m e con una superficie di 828.200 mq.

Ad oggi lo scenario in cui era stato sviluppato il progetto di concorso è cambiato, venendo meno l’intento politico di costruire il Ponte di Messina ed essendo cambiate le autorità politiche. I progettisti stanno riadattando il disegno urbano iniziale, cercando di integrare e superare la cesura dell’attuale linea ferroviaria che si pensava invece fosse spostata proprio sul Ponte di Messina. Fa riflettere il profondo divario tra il progetto vincitore di concorso e quello oggi in itinere, che prevede, non più un museo del mare, integrato con un auditorium e attrezzature per il tempo libero, ma un centro per la cultura dell’agro alimentare (valorizzazione dei prodotti tipici, spazi per workshop sull’agroalimentare, seminari e centri studio) e servizi al viaggiatore, visto che la stazione ferroviaria rimarrà nella sua posizione originaria.

Ad oggi il committente, ovvero il Comune di Messina, ha in mano un progetto cantierabile, almeno per la parte del centro polifunzionale, in attesa di definire le fonti di finanziamento dell’opera. (GV)

 

#PHOTO GALLERY